TroppoBellaPerTe
2004-11-04 12:27:53
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La pioggia cade fitta sui tetti grondanti e bagna le chiome ormai non più verdi e rigogliose degli alberi, mentre le foglie cercano di trattenerla gelosamente nel loro tenero grembo. Mille rivoli si inseguono tra le fronde e brillan come gemme opache, fintanto che il vento inesorabile li spinge con sè, ed allora, divertiti, scivolano giù e precipitano, goccia a goccia, sul suolo umido, a formare quei tanti piccoli specchi di cielo oscuro che il sole vanitoso ed il terreno assetato lentamente infrangeranno. Riflesso nella trasparenza del vetro, la parvenza del mio essere si nasconde dalla dolce tristezza di turbamenti interiori, ed osserva sé ed il paesaggio circostante con l'inquieta pacatezza della falsa indifferenza. Come mi sembra amico questo debole ticchettio, quasi volesse tenermi compagnia, ora che sono solo, qui, senza di lei. Piove, fuori e dentro di me, mentre i pensieri vengono distratti da quel ritmico battito e timidamente la mia vista si lascia andare, oltre le nuvole scure, verso il paradiso di colei che non è più, ed il cuore accelera e vorrebbe battere all'unisono fin a scomparire in quel docile suono. Ma la bocca non può evitare di sospirar invano le sue ragioni: «Mia amata, non amai altri che te, non amerò altri che te... eppure, per il mio bene, dovrò costringermi a riamar di nuovo. Seppur la dignità di un giusto dolore sia preferibile all'illusione di una falsa gioia, io son troppo debole, come pure gli altri miei simili, per desiderar la prima alla seconda. Se ogni tempesta vuole poi il sereno, come pure la notte vuole il suo giorno, chi sono io per andar contro la natura? Il tempo umano è così breve che chiede al suo fruitore di esser speso completamente. E la memoria umana è tanto labile quanto più gli fà comodo. Quale ipocrisia può esser così vera se non l'oblio involontario? Nonostante non voglia, sentirò la tua pioggia scorrermi nel flusso dei pensieri e disperdersi nell'abisso più profondo e recondito dei ricordi lontani e perduti. Allora, soltanto un sordo fastidio sarà testimone del mio amore per te...». Non riesco a continuare, lo sguardo gelido del mondo mi richiama alla vita. Quel dio pietoso ha terminato le sue lacrime, gli uccelli tornano a cantare le loro lodi al cielo, il sole tiepidamente si mostra all'orizzonte. Tutto il mondo sembra risvegliarsi dopo un breve sonno per riprendere con gioia il suo cammino, io solo provo un senso di vuoto nel cuore, un vuoto che soltanto lei poteva colmare. Un velo di tristezza cala sul mio viso nel rimembrare le antiche parole, i languidi sospiri, le indimenticabili emozioni, tutto quello che è stato e che ora non è né sarà, ed un freddo innaturale che nessun sole riesce a riscaldare mi intorpidisce la mente ed il cuore: ''Oh, povero cuore mio, è stato dunque solo un fugace sogno, una breve pioggia che il respiro ha facilmente asciugato? Non può essere... no! Un'altra dimensione mi ha separato da te, ma non posso, non voglio credere di averti persa per sempre! Ma cosa posso? Non lo so neppur io, quando ogni lamentela sembra inutile e vana. Il tiranno vuole i suoi schiavi, è ora di indossare la quotidiana maschera. Quello straordinario spettacolo che è la vita deve continuare, nulla è accaduto, l'acqua si è dissolta, resterà sovrano li' in cielo il sole''. Ma anch'io devo cedere all'inguaribile ottimismo umano: ''Forse, se aspetto ancora un pò, vedrò l'arcobaleno mostrarmi tutti i colori dell'irrealtà, una magica fantasia offerta in dono ai miei occhi mortali... eccolo finalmente! Un ponte verso il suo regno...''.
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